Cronaca
Maxi sequestro a Trani: sette cave usate come discariche abusive
All'interno dei siti si scaricavano rifiuti speciali
Trani - giovedì 2 aprile 2009
Gli agenti del Comando Stazione di Corato, di Acquaviva e il NIPAF di Bari del Corpo Forestale dello Stato, coordinati dal Comandante Provinciale di Bari, dott. Giovanni Misceo, hanno proceduto al sequestro di sette cave abbandonate utilizzate come discariche abusive, per un totale di mq 200.000 circa, dando esecuzione al provvedimento di sequestro preventivo emesso dal GIP del Tribunale di Trani dott. Francesco Zecchillo, tutte ubicate in agro di Trani, in località Montericco.
Ventiquattro sono le persone indagate tutte proprietarie dei terreni sequestrati denunciate per reati riguardanti l'ambiente inerenti la gestione illecita di rifiuti speciali non pericolosi, effettuata attraverso la produzione, il trasporto e il successivo smaltimento mediante interramento all'interno delle cave abbandonate.
Le indagini espletate dal Comando Stazione Forestale di Corato, al comando del Sovrintendente Giuliano Palomba, e dirette dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Trani Ettore Cardinali, hanno permesso di accertare che l'abbandono in modo ripetitivo, all'interno delle cave di rifiuti speciali non pericolosi, quali rifiuti derivanti dalla lavorazione della pietra, terra e roccia da scavo, e piccole quantità di rifiuti ferrosi, in plastica e in legno, non era riconducibile ad un progressivo riempimento di cave abbandonate mediante un "regolare" piano di bonifica dei siti, bensì ad uno smaltimento illecito.
Infatti, i lavori intrapresi hanno avuto quale unica finalità quello di smaltire rifiuti di diversa tipologia e che ha comportato il parziale riempimento delle cave, non possono essere qualificate come attività di bonifica: questa avrebbe dovuto invero essere autorizzata dal Settore Minerario della Regione Puglia e dal Comune di competenza, nel caso in specie dall'amministrazione comunale della città di Trani, ed effettuata attraverso norme tecniche di recupero ambientale che comportano il risanamento di aree prima fruttate poi abbandonate in modo da poterle utilizzarle ad usi produttivi o sociali.
Ventiquattro sono le persone indagate tutte proprietarie dei terreni sequestrati denunciate per reati riguardanti l'ambiente inerenti la gestione illecita di rifiuti speciali non pericolosi, effettuata attraverso la produzione, il trasporto e il successivo smaltimento mediante interramento all'interno delle cave abbandonate.
Le indagini espletate dal Comando Stazione Forestale di Corato, al comando del Sovrintendente Giuliano Palomba, e dirette dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Trani Ettore Cardinali, hanno permesso di accertare che l'abbandono in modo ripetitivo, all'interno delle cave di rifiuti speciali non pericolosi, quali rifiuti derivanti dalla lavorazione della pietra, terra e roccia da scavo, e piccole quantità di rifiuti ferrosi, in plastica e in legno, non era riconducibile ad un progressivo riempimento di cave abbandonate mediante un "regolare" piano di bonifica dei siti, bensì ad uno smaltimento illecito.
Infatti, i lavori intrapresi hanno avuto quale unica finalità quello di smaltire rifiuti di diversa tipologia e che ha comportato il parziale riempimento delle cave, non possono essere qualificate come attività di bonifica: questa avrebbe dovuto invero essere autorizzata dal Settore Minerario della Regione Puglia e dal Comune di competenza, nel caso in specie dall'amministrazione comunale della città di Trani, ed effettuata attraverso norme tecniche di recupero ambientale che comportano il risanamento di aree prima fruttate poi abbandonate in modo da poterle utilizzarle ad usi produttivi o sociali.