
Ambiente
Oikos Trani avanza dubbi sulla progettazione della riqualificazione costiera della Costa Sud-Matinelle
Il progetto di messa in sicurezza e percorso ciclo-pedonale solleva perplessità sull'inserimento della “vasca verde” in un’area naturalistica già fragile e di elevato valore ambientale
Trani - mercoledì 5 marzo 2025
10.17
C'è qualcosa che non torna nella progettazione dei lavori di riqualificazione e rigenerazione territoriale nell'ambito costiero della costa Sud-Matinelle.
Tutta la progettazione insiste su un prezioso tratto fragile, dalle elevate valenze naturalistiche, geomorfologiche ed ambientali. La progettazione iniziale, finalizzata essenzialmente alla realizzazione di un percorso ciclo-pedonale è stata subordinata alla realizzazione degli interventi di messa in sicurezza del vecchio sentiero costiero e della falesia in frana, consentendo prioritariamente il declassamento della pericolosità geomorfologica da "molto alta – PG3" alla "alta-PG2", che in base alle Norme Tecniche di Attuazione avrebbe permesso la realizzazione della nuova infrastruttura, ossia del percorso ciclo-pedonale. Ebbene, se il rimbalzo progettuale è tra queste due priorità: messa in sicurezza e percorso ciclo-pedonale, non si comprende come mai, progettualmente, si sia deciso di inserire nella progettazione "settore D" delle "conche-ex cava" la realizzazione di una "vasca verde" di imponenti dimensioni, in un'area che è attualmente già naturalizzata; un'area bellissima con un fascino magico posta in prossimità della linea di costa e topograficamente al piede della falesia.
Ufficialmente la "vasca-verde" avrebbe la funzione di opera di consolidamento; in realtà risulta estremamente difficile da comprendere e da giustificarne la reale necessità realizzativa. Si tratta di un'opera completamente avulsa dal contesto progettuale.
Rinaturalizzare un'area dalle elevate valenze naturalistiche equivale a somministrare zuccheri ad un diabetico. Dall'attento esame del progetto emerge che si è inteso prioritariamente progettare e "mano-mettere" in quell'area che potrebbe rappresentare anche un magnetico ed attrattivo valore balneare.
Evidentemente, si ha la consapevolezza che in una fase successiva, sarebbe difficile, se non impossibile intervenire progettualmente in quell'area con opere e manufatti inamovibili che richiederebbero percorsi autorizzativi impraticabili. Quale migliore occasione di unire l'utile al dilettevole: attrezzare l'area con i fondi del PNRR per un successivo utilizzo balneare; magari con l'eventuale realizzazione di una concessione a privati.
Tutta la progettazione insiste su un prezioso tratto fragile, dalle elevate valenze naturalistiche, geomorfologiche ed ambientali. La progettazione iniziale, finalizzata essenzialmente alla realizzazione di un percorso ciclo-pedonale è stata subordinata alla realizzazione degli interventi di messa in sicurezza del vecchio sentiero costiero e della falesia in frana, consentendo prioritariamente il declassamento della pericolosità geomorfologica da "molto alta – PG3" alla "alta-PG2", che in base alle Norme Tecniche di Attuazione avrebbe permesso la realizzazione della nuova infrastruttura, ossia del percorso ciclo-pedonale. Ebbene, se il rimbalzo progettuale è tra queste due priorità: messa in sicurezza e percorso ciclo-pedonale, non si comprende come mai, progettualmente, si sia deciso di inserire nella progettazione "settore D" delle "conche-ex cava" la realizzazione di una "vasca verde" di imponenti dimensioni, in un'area che è attualmente già naturalizzata; un'area bellissima con un fascino magico posta in prossimità della linea di costa e topograficamente al piede della falesia.
Ufficialmente la "vasca-verde" avrebbe la funzione di opera di consolidamento; in realtà risulta estremamente difficile da comprendere e da giustificarne la reale necessità realizzativa. Si tratta di un'opera completamente avulsa dal contesto progettuale.
Rinaturalizzare un'area dalle elevate valenze naturalistiche equivale a somministrare zuccheri ad un diabetico. Dall'attento esame del progetto emerge che si è inteso prioritariamente progettare e "mano-mettere" in quell'area che potrebbe rappresentare anche un magnetico ed attrattivo valore balneare.
Evidentemente, si ha la consapevolezza che in una fase successiva, sarebbe difficile, se non impossibile intervenire progettualmente in quell'area con opere e manufatti inamovibili che richiederebbero percorsi autorizzativi impraticabili. Quale migliore occasione di unire l'utile al dilettevole: attrezzare l'area con i fondi del PNRR per un successivo utilizzo balneare; magari con l'eventuale realizzazione di una concessione a privati.