Politica

«Trani resta un tabù per i diversamente abili e vi dico perché»

Lo sfogo di Gennaro Palmieri, presidente della sezione locale della Uildm

«Noi diversamente abili su carrozzina nei giorni festivi siamo condannati a restare a casa». Comincia così una lettera piuttosto pesante che il presidente della sezione di Trani dell'associazione Uildm (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare) ha voluto inoltrare agli organi di informazione per descrivere le disavventure capitate durante il periodo estivo. Ecco i passi salienti della nota firmata da Gennaro Palmieri:

«Non so se sia capitato anche a voi di trovare libero uno scivolo per salire un marciapiede nelle serate della festa patronale. I marciapiedi erano ostruiti dai tavolini di alcuni esercizi commerciali che (forse) pagano l'occupazione di suolo pubblico per un tot di metri quadrati occupandone invece molti di più, limitando al massimo il passeggio pedonale. Questo lo affermo con cognizione di causa.

Una sera, per caso, mentre passeggiavo per una via cittadina, ho ascoltato un forestiero che chiedeva al titolare di un esercizio commerciale dove poter parcheggiare. L'esercente, con fare spavaldo e strafottente, ha risposto così: «Non preoccuparti, parcheggia pure sul marciapiede, tanto a Trani è tutto concesso, non siamo mica ad Andria o Bisceglie! ». Da cittadino tranese, stetti veramente male nell'udire quella frase pronunciata da un esercente forestiero, che attinge le proprie risorse economiche dalla nostra città.

Dei vigili nemmeno l'ombra nella zona del centro cittadino. Tutti dislocati al seguito delle processioni (giustissimo), nella zona del porto, in piazza Quercia, nel centro storico. Il loro lavoro è stato espletato con maestria e diligenza, grazie all'innesto di alcuni vigili che, investiti di responsabilità in prima persona, hanno saputo dare alla città quella serenità necessaria per trascorrere le feste patronali tranquillamente. Bene hanno fatto le unità assunte a tempo determinato che, almeno per il momento, si impegnano assiduamente nel compiere il proprio dovere. Le vecchie forze dov'erano invece? Più precisamente i neo marescialli dov'erano?

Gli unici a non aver vissuto con serenità la festa siamo stati noi diversamente abili, costretti a transitare al centro della strada nelle zone adiacenti l'area pedonale, confidando nelle buone qualità degli autisti e sperando di non essere investiti da qualche automobilista meno attento e distratto. Questo perché quasi tutti gli scivoli, degradati, erano occupati da auto d'incivili. Il denaro per la ristrutturazione degli scivoli esistenti manca, però per mettere a nuovo la zona boschetto della villa comunale i soldi si trovano, non so come e neanche mi è dovuto saperlo, però si trovano. Ovviamente la cassa di risonanza che può esercitare l'operazione di riqualificazione della villa (opera lodevolissima considerando l'impegno del neo responsabile ai giardini Giuseppe Merra e dei suoi collaboratori), è sicuramente superiore alla ristrutturazione degli scivoli cittadini. Tanto anche se dovessimo cadere e romperci più di come stiamo, a chi potrebbe interessare?

La ciliegina sulla torta è stato il paradosso dei due scivoli ubicati all'inizio di piazza Chiarelli (angolo azienda Amet) e l'altro in via Giustina Rocca (prima del civico 1): entrambi, liberi all'apparenza, in realtà nascondevano la presenza di furgoni e tende dei venditori ambulanti che, di fatto, ne impedivano il transito. E i vigili? E la pattuglia di servizio? E il piantone in ufficio? Neanche a parlarne. L'ufficio di polizia municipale può chiudere alle 20.30 per impegnare il piantone di turno per il presidio ad una manifestazione canora, non certo per soccorrere una persona diversamente abile. Mi viene spontanea una domanda: a cosa serve utilizzare i vigili urbani sino alle ore 24 quando l'utente non ha il punto di riferimento da contattare perché non c'è nessuno nella sala operativa del comando? Il sottoscritto non può sempre disturbare l'amico assessore al ramo per risolvere il problema, confidando nella sua piena disponibilità. E se questo bisogno dovesse riguardare una persona diversamente abile che non ha la fortuna di essere amico dell'assessore di turno, spiegatemi come deve risolvere la sua esigenza?

Andiamo avanti. Il matrimonio di Re Manfredi. Bella manifestazione con tanti curiosi attratti da quel suono di tamburi e da tanti cittadini che si chiedevano: «Quando divorzieranno queste due persone in modo da poter destinare i soldi pubblici utilizzati per questo evento ripetitivo in cose molto più importanti e costruttive?». A detta del nostro caro sindaco (e io lo ritengo tale) non servono le attrattive perché il turismo incrementi, in quanto abbiamo raggiunto un livello di presenze turistiche abbastanza considerevoli. Eppure, come sempre, i diversamente abili non sono considerati come dovrebbero, non sono affatto integrati nella società. Noi dobbiamo arrangiarci sempre. Penso che non sia giusto.

Non pensavo neanche che via San Giorgio fosse stata interdetta al traffico per dare la possibilità al proprietario della pizzeria sita di fronte alla casa di riposo Bassi, di poter dislocare tavolini o mbrelloni sul marciapiede della stessa via e, colmo dei colmi, usare le transenne di proprietà comunale per recintare e delimitare il suolo occupato con l'ausilio di corde così da rendere il passaggio su quel marciapiede completamente impossibile. Siamo proprio alla frutta.

Tempo addietro mi sono preso la briga di avvisare personalmente il titolare del locale visto che gli organi preposti al controllo non controllano. Gli chiesi di voler rientrare nei limiti, che permettesse il transito delle sedie a rotelle. L'esercente ha fatto orecchie da mercante e così io ho ritenuto giusto, per difendere un mio diritto e quello di tanti altri che versano nella mia stessa condizione, di denunciare questo stato di cose affinchè vengano presi provvedimenti atti a risolvere definitivamente queste violazioni arbitrarie.

Spero che il mio scritto sia considerato costruttivo perché – credetemi – per arrivare a tanto, vuol dire che sono arrivato al massimo punto di saturazione e di mortificazione. Non me ne vogliate ma è l'esasperazione che mi ha spinto a tanto».

Gennaro Palmieri
  • Uildm
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