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Un viaggio nella storia del cinema con Domenico Palattella al circolo "Dino Risi" di Trani
Il giovane giornalista e critico cinematografico ha presentato il suo libro “La scuola toscana nel cinema italiano. Storia di un successo collettivo” edito da Edizioni Toscana Oggi.
Trani - martedì 25 febbraio 2025
8.41
Il cinema italiano è stato il protagonista dell'incontro tenutosi al circolo del cinema "Dino Risi". Nell'incontro con Domenico Palattella, si è percorso un viaggio nella storia del cinema che va dagli anni Settanta fino ai giorni nostri e che ha per protagonisti alcuni celebri attori di una regione in particolare: la Toscana. Domenico Palattella, nel suo libro, dimostra che, a partire dagli anni Settanta e fino a oggi, si è formato un vero e proprio movimento toscano del cinema, con suoi connotati ben definiti. Ce ne ha parlato in un'intervista.
D: Parlaci un po' della Scuola toscana nel cinema italiano.
R: La Scuola toscana nel cinema italiano è movimento che, a partire dagli anni Settanta, è arrivato alla ribalta nazionale. Parliamo, quindi, di tutti gli attori, i presentatori, i conduttori e gli artisti toscani che, per un motivo o per l'altro, sono arrivati al successo tra gli anni Settanta e Novanta. Si inizia da Renzo Montagnani, con il secondo e terzo capitolo di "Amici miei", per proseguire con Benvenuti e Athina Cenci, fino ad arrivare alla nuova generazione - quella degli anni Novanta - di Leonardo Pieraccioni, Massimo Ceccherini, Giorgio Panariello e Alessandro Paci. Non dimentichiamo i caratteristici di lusso come Enio Drovandi, Marco Messeri e altri artisti che all'interno di questo libro su questa scuola Toscana sono posti in appendice. Non si tratta di attori minori ma, certamente, di personaggi e interpreti che hanno fatto altre forme di spettacolo, ad esempio, Carlo Conti e Sergio Forconi.
D: Parliamo di cinema ma sicuramente questa scuola Toscana ha avuto il suo reverbero anche nella tv, nella conduzione e nel teatro.
R: Certo. È assolutamente così, la tesi che il libro analizza e prende in considerazione è che questi artisti siano arrivati tutti insieme al successo, probabilmente, anche grazie all'interessamento del potete produttore Vittorio Cecchi Gori, anche lui fiorentino e toscano. Questi, interessatosi allo sviluppo del cinema toscano lo ha portato alla ribalta nazionale grazie alla sua capillare rete di distribuzione. Questa tesi è supportata, nel libro, anche con delle interviste a Leonardo Pieraccioni, Paolo Ruffini e Alessandro Paci. Questa scuola, tuttavia, non è rimasta confinata all'interno della Toscana: è diventata nazionale perché è comprensibile in tutti gli angoli del paese. Alcuni di questi, come Roberto Benigni e Massimo Ceccherini, sono arrivati anche al successo nei più importanti Festival internazionali (Benigni ha vinto l'Oscar per "La vita è bella" ma anche Ceccherini, lo scorso anno, ha avuto una nomination all'Oscar come sceneggiatore di "Io Capitano").
D: Potremmo dire che, in definitiva, la scuola toscana del cinema ha influenzato anche la cultura italiana?
R: Sicuramente la cultura italiana di fine Novecento è stata influenzata apertamente e maniera influente, tanto che tutti questi interpreti sono ancora attivi nel mondo del cinema e dello spettacolo: basti pensare a Benigni che ha questo alone di leggenda vivente; a Pieraccioni e Panariello, che sono sempre presenti in televisione e in teatro; ma anche Ceccherini e Paolo Ruffini, quest'ultimo molto attento anche sul sociale. Quindi sono tutti interpreti longevi.
D: C'è un futuro per questo movimento?
R: Il ricambio generazionale della scuola Toscana c'è in minima parte, nel senso che non c'è un vero e proprio ricambio. Infatti, noi ci fermiamo a Ruffini che è tra i più giovani di tutta questa squadra, eppure ha una cinquantina d'anni circa. Quindi, un vero e proprio ricambio generazionale non c'è perché, molto probabilmente, manca un produttore come Cecchi Gori che ha creduto nel movimento.
D: Parlaci un po' della Scuola toscana nel cinema italiano.
R: La Scuola toscana nel cinema italiano è movimento che, a partire dagli anni Settanta, è arrivato alla ribalta nazionale. Parliamo, quindi, di tutti gli attori, i presentatori, i conduttori e gli artisti toscani che, per un motivo o per l'altro, sono arrivati al successo tra gli anni Settanta e Novanta. Si inizia da Renzo Montagnani, con il secondo e terzo capitolo di "Amici miei", per proseguire con Benvenuti e Athina Cenci, fino ad arrivare alla nuova generazione - quella degli anni Novanta - di Leonardo Pieraccioni, Massimo Ceccherini, Giorgio Panariello e Alessandro Paci. Non dimentichiamo i caratteristici di lusso come Enio Drovandi, Marco Messeri e altri artisti che all'interno di questo libro su questa scuola Toscana sono posti in appendice. Non si tratta di attori minori ma, certamente, di personaggi e interpreti che hanno fatto altre forme di spettacolo, ad esempio, Carlo Conti e Sergio Forconi.
D: Parliamo di cinema ma sicuramente questa scuola Toscana ha avuto il suo reverbero anche nella tv, nella conduzione e nel teatro.
R: Certo. È assolutamente così, la tesi che il libro analizza e prende in considerazione è che questi artisti siano arrivati tutti insieme al successo, probabilmente, anche grazie all'interessamento del potete produttore Vittorio Cecchi Gori, anche lui fiorentino e toscano. Questi, interessatosi allo sviluppo del cinema toscano lo ha portato alla ribalta nazionale grazie alla sua capillare rete di distribuzione. Questa tesi è supportata, nel libro, anche con delle interviste a Leonardo Pieraccioni, Paolo Ruffini e Alessandro Paci. Questa scuola, tuttavia, non è rimasta confinata all'interno della Toscana: è diventata nazionale perché è comprensibile in tutti gli angoli del paese. Alcuni di questi, come Roberto Benigni e Massimo Ceccherini, sono arrivati anche al successo nei più importanti Festival internazionali (Benigni ha vinto l'Oscar per "La vita è bella" ma anche Ceccherini, lo scorso anno, ha avuto una nomination all'Oscar come sceneggiatore di "Io Capitano").
D: Potremmo dire che, in definitiva, la scuola toscana del cinema ha influenzato anche la cultura italiana?
R: Sicuramente la cultura italiana di fine Novecento è stata influenzata apertamente e maniera influente, tanto che tutti questi interpreti sono ancora attivi nel mondo del cinema e dello spettacolo: basti pensare a Benigni che ha questo alone di leggenda vivente; a Pieraccioni e Panariello, che sono sempre presenti in televisione e in teatro; ma anche Ceccherini e Paolo Ruffini, quest'ultimo molto attento anche sul sociale. Quindi sono tutti interpreti longevi.
D: C'è un futuro per questo movimento?
R: Il ricambio generazionale della scuola Toscana c'è in minima parte, nel senso che non c'è un vero e proprio ricambio. Infatti, noi ci fermiamo a Ruffini che è tra i più giovani di tutta questa squadra, eppure ha una cinquantina d'anni circa. Quindi, un vero e proprio ricambio generazionale non c'è perché, molto probabilmente, manca un produttore come Cecchi Gori che ha creduto nel movimento.

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