Roberta Schiralli
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Enti locali

La violenza sulle donne raccontata da Roberta Schiralli

5 anni come consulente del Cav "RiscoprirSi…", ecco qual è la realtà

Non c'è giorno in cui non si senta parlare di violenza sulle donne e di femminicidi. Solo qualche giorno fa una donna trentaseienne è stata uccisa dal suo ex compagno che non si rassegnava alla fine della loro relazione. Un femminicidio che dopo alcuni giorni non farà più notizia. L'ennesima donna ammazzata scatena subito indignazione popolare e forum pieni di commenti. Dopo qualche giorno, però, non se ne parla più. Gli ultimi dati, pubblicati dalla ricerca Istat il 5 giugno di quest'anno sulla Violenza contro le donne dentro e fuori la famiglia, commissionata dal Dipartimento delle Pari Opportunità, ben otto anni dopo la prima rilevazione fatta nel 2006, lasciano senza parole.

Ecco cosa racconta Roberta Schiralli, responsabile del Cav "RiscoprirSi…" di Andria, sulla triste realtà della violenza subita dalle donne: «​La violenza sulle donne, oltre gli sterili numeri e le statistiche, è un dramma sia per chi la subisce, sia per chi non riesce a denunciarla. Purtroppo molte sono le donne che non hanno neppure la consapevolezza di essere vittime e vivono in una condizione di isolamento e senso di colpa che le annienta giorno dopo giorno. Per questo è importante prima di tutto capire che si sta subendo violenza. La violenza non è solo quella fisica o sessuale, ma è anche quella psicologica, fatta di insulti quotidiani, disistima, denigrazione, isolamento; la violenza è anche economica dove l'uomo detiene il potere economico e arriva a gestire anche lo stipendio della compagna o moglie, senza permetterle di avere voce in capitolo e creando una forma di continua dipendenza.

La donna che subisce violenza è spesso sola. Infatti l'uomo violento per prima cosa la allontana dai suoi affetti: dalla famiglia, dalle amiche che vengono spesso denigrate e insultate. E la donna, per evitare liti, inizia a limitare le sue frequentazioni. Così in poco tempo finisce per rimanere isolata. A questo punto l'uomo inizia a svalutarla, a farle credere che lei da sola non è in grado di far nulla. E dopo un po' anche lei inizia a credere che le parole del partner siano vere».

«In questi cinque anni di esperienza - prosegue la Schiralli - con le donne vittime di violenza, prima come fondatrice di un centro antiviolenza del territorio di Trani, che mio malgrado ho dovuto lasciare con non poca sofferenza, e ora come socia del Cav "RiscoprirSi…" di Andria, ho potuto constatare che le donne che chiedono aiuto ai servizi sono completamente annientate. Le ferite dell'anima sono ancor più visibili dei lividi: sono donne che non hanno più la capacità di autodeterminarsi, non hanno più stima di se stesse.

Spesso per una donna è difficile fare il primo passo per uscire da una situazione del genere. Sia perché isolata, sia perché si sente costantemente in colpa e spesso purtroppo, nella difficile fase di uscita dalla violenza, viene spesso dissuasa dalla stessa rete parentale.

La violenza non è sempre quotidiana, ma è ciclica. Spesso l'autore si pente e mette in atto una strategia ancora più vile delle botte stesse: le chiamano "false riappacificazioni". Così il legame perverso che fa credere ad una donna che quel modo di agire sia amore, non si spezza; spesso ella crede nel cambiamento e pensa che domani sarà diverso: quante volte le operatrici dei Cav hanno sentito frasi come "mi ha promesso che non lo farà più; mi ha detto che si farà curare per amore mio e dei figli".

È importante capire che uno schiaffo, un insulto, non rimane spesso isolato, che quel modo di agire è ciclico e che le violenze diventano sempre più intense. Se si è subita una violenza è molto importante recarsi immediatamente al Pronto Soccorso e, se si è pronte, a denunciare l'accaduto dalle Forze dell'Ordine. Capisco che per molte donne questo passo è difficile, ma la prima cosa da fare allora è telefonare un centro antiviolenza della zona e parlarne con professioniste adeguatamente formate e preparate. Al telefono risponderà un'operatrice pronta a fornirle tutte le informazioni necessarie su cosa fare.

È possibile far riferimento anche al 1522, numero verde attivo H24 istituito dal Ministero delle Pari Opportunità, per chiedere informazioni sul centro antiviolenza più vicino. Nei centri antiviolenza le vittime di violenza ricevono gli strumenti per potersi realizzare pienamente. Nessuna donna viene giudicata o colpevolizzata. Inoltre ogni donna è libera di decidere se denunciare partner violento. Non è obbligata.

È importante ricordare che esistono luoghi di protezione ad indirizzo segreto dove, in casi gravi, le donne possono stare al sicuro, insieme ad altre donne. È bene ricordare, anche, che la legge prevede l'applicazione di misure cautelari a difesa e protezione delle vittime come l'allontanamento dalla casa familiare o il divieto di avvicinarsi del partner violento ai luoghi frequentati dalla vittima, esteso anche ai suoi familiari, agli amici, spesso coinvolti e perseguitati dallo stesso autore. Dalla violenza si può uscire se adeguatamente supportate».
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