Ines Fabbretti
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Politica

Pd, Ines Fabbretti si chiama fuori

L'addio del consigliere comunale in una lettera. «Partito in caduta libera, non mi rappresenta più»

Ines Fabbretti annuncia il suo addio al Pd. Il consigliere comunale (eletto nella lista dei Democratici di Sinistra) formalizza la sua volontà di non rinnovare la tessera del partito in una lettera inviata al segretario nazionale, regionale e provinciale del Partito Democratico. «Sono anni - scrive la Fabbretti - che ingoio rospi. Mi verrebbe voglia di scrivere un fiume di parole, ma poi mi rendo conto che forse non serve a nulla. Per questo mi limito a dire solo l'indispensabile per lasciare con un grido un partito, quello cittadino, che ormai non mi rappresenta più».

La Fabbretti spiega: «Sono passati diversi lustri dalla mia prima tessera di partito, ho percorso una strada tortuosa ma sempre coerente con la cultura della sinistra italiana. Dal PcI al Pds e poi ai Ds e, per finire, il progetto del Pd che ho contribuito, in prima persona, a fondare nella nostra città. Ho ricoperto incarichi di partito e istituzionali rappresentando al meglio il pensiero dei compagni che mi delegavano, ma mai, dico mai ho vissuto tanto disordine politico, scorrettezza statutaria e anarchia culturale. Perciò comunico con grande rammarico, per il primo anno dopo tanti, che non ritirerò la tessera del Pd perché non condivido metodi e merito di come si agisce nel nostro circolo. Mi duole sottolineare che, la stessa scelta, la stanno facendo più o meno 750 persone su circa 850 iscritti. Nel corso del 2011 sono tantissimi quelli che hanno lasciato il partito non ritirando la tessera e ciò che più duole, in questo contesto, è l'indifferenza che trasmette il gruppo dirigente. Nessuno se ne preoccupa? Nessuno si interroga sui motivi di questa grave emorragia?».

«Ho sempre contestato - prosegue la Fabbretti - chi, con denunce pubbliche, sosteneva che nell'anno del congresso, un comitato acquistava tessere con liste di nomi e non con la rappresentatività. Oggi lo stesso iscritto al Pd sostiene che questa fuga è la dimostrazione che l'attuale dirigenza è frutto di quella squallida operazione finanziaria. Infatti, la dimostrazione è che oggi a quel comitato non interessa investire in tessere come, invece, fu fatto nel 2009. Questa ipotesi a me non piace e non la condivido, anzi a dire il vero la contesto, perché non voglio credere che l'attuale segretario sia stato disponibile ad essere eletto con quel sistema di compravendita. Credo, in alternativa che il problema sia tutto operativo e politico. La fuga di tanti iscritti fra cui io, dipende direttamente dall'aver constatato con i fatti la incapacità dell'attuale dirigenza di gestire e rappresentare un partito come il nostro, trasformato, in breve tempo, in un comitato elettorale che, legittimamente, si preoccupa più dei propri candidati che degli interessi della città e dello stesso partito».

«In altri periodi storici - conclude il consigliere - per molto meno il segretario, verificata la evacuazione degli iscritti, avrebbe rimesso il mandato a chi di competenza, per consentire una discussione seria e pacata. Ciò sarebbe stato utile per rilanciare un partito allo sbando totale e senza guida. La mia è una sofferenza politicamente insostenibile, tanto insostenibile da costringere me ed altri a non rinnovare l'iscrizione. Un atto che mi auguro e spero porti a una riflessione su quanto sta accadendo nel Pd di Trani. Spero in una svolta che freni la caduta libera di un grande partito che si è incamminato su una strada senza ritorno».
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