
Vita di città
La Asl decide: l'Ospedale di Trani diventa poliambulatorio
Santorsola: «Indecoroso downgrading, peggio di una chiusura». Una delibera sancisce la riorganizzazione delle strutture
Trani - martedì 24 luglio 2012
10.23
Con una recentissima delibera (la 1090 del 16 luglio) la direzione generale della Asl ha sancito la ridefinizione della dotazione organica della Asl Bat. La delibera, alla vigilia delle ferie estive, sancisce in via definitiva la riorganizzazione delle strutture sanitarie sul territorio della sesta Provincia. Tra queste, la trasformazione dell'ospedale di Trani in un poliambulatorio polivalente arricchito da due reparti di diagnosi e cura e da day hospitals di incerta collocazione ed impreziosito da un pronto soccorso di fatto immutato. A darne notizia è Mimmo Santorsola, consigliere comunale di Sinistra e Libertà.
«Questa configurazione del San Nicola Pellegrino - scrive Santorsola - è la logica conseguenza di anni di mancata attenzione a quello che succedeva intorno a noi e ad una incauta quanto personalistica gestione della sanità pubblica. Nessuna amministrazione si è mai preoccupata di prendere sotto tutela il nostro ospedale. Basta guardare la vie di accesso piene di buche e di parcheggi fai da te e lo stato di abbandono del verde dedicato ai pazienti. Andando indietro nel tempo è almeno dal 1994 che è stata dapprima ventilata, poi minacciata, poi programmata la chiusura dell'ospedale di Trani e ad ogni step di avanzamento le forze politiche hanno fatto comunicati, minacce, petizioni, ricorsi legali salvo accontentarsi della promessa di rivedere, di rivalutare, di controllare i dati, di ascoltare la voce del popolo. Ed ogni volta c'era la rincorsa ad attribuirsi la paternità dello scampato pericolo. Oggi questa ridicola pantomima è finita: in accordo con le promesse fatte il nostro ospedale non è stato chiuso, è stato solo riconvertito subendo un indecoroso downgrading che è peggiore della chiusura stessa considerando che, a memoria, il poliambulatorio ex Inam nel 1975 era più ricco e funzionale».
Santorsola non nasconde delusione: «Mi auguro di aver interpretato male la delibera e spero che tutte le iniziative messe in atto sino ad ora diano luogo ad un capovolgimento della situazione e che il nostro ospedale diventi il più grande ed il più bello della Asl ma se viviamo di speranza moriremo disperati. In mancanza di un ospedale accogliente abbiamo bisogno di un pronto soccorso dignitoso, della informatizzazione della rete assistenziale, di una telemedicina, della certezza di collegamenti sicuri e veloci con le strutture vicine, della disponibilità di posti letto nelle unità operative di destinazione, della possibilità di visite specialistiche nell'arco di 12 ore, della istituzione di laboratori specialistici (ecodoppler, ecocardiografia, ultrasonografia, tac, rmn), di un ambulatorio per la terapia del dolore, di un'assistenza ginecologica qualificata anche per lo studio della fertilità di coppia, della certezza di trovare specialisti esperti anche nelle ore notturne e nelle giornate festive. Forse non avremo un ospedale, ma se quelli vicini saranno adeguati a soddisfare le nostre esigenze, se la politica mette in atto ulteriori progetti, e se la medicina territoriale sarà adeguatamente organizzata non è detto che tutto sia perso».
«Questa configurazione del San Nicola Pellegrino - scrive Santorsola - è la logica conseguenza di anni di mancata attenzione a quello che succedeva intorno a noi e ad una incauta quanto personalistica gestione della sanità pubblica. Nessuna amministrazione si è mai preoccupata di prendere sotto tutela il nostro ospedale. Basta guardare la vie di accesso piene di buche e di parcheggi fai da te e lo stato di abbandono del verde dedicato ai pazienti. Andando indietro nel tempo è almeno dal 1994 che è stata dapprima ventilata, poi minacciata, poi programmata la chiusura dell'ospedale di Trani e ad ogni step di avanzamento le forze politiche hanno fatto comunicati, minacce, petizioni, ricorsi legali salvo accontentarsi della promessa di rivedere, di rivalutare, di controllare i dati, di ascoltare la voce del popolo. Ed ogni volta c'era la rincorsa ad attribuirsi la paternità dello scampato pericolo. Oggi questa ridicola pantomima è finita: in accordo con le promesse fatte il nostro ospedale non è stato chiuso, è stato solo riconvertito subendo un indecoroso downgrading che è peggiore della chiusura stessa considerando che, a memoria, il poliambulatorio ex Inam nel 1975 era più ricco e funzionale».
Santorsola non nasconde delusione: «Mi auguro di aver interpretato male la delibera e spero che tutte le iniziative messe in atto sino ad ora diano luogo ad un capovolgimento della situazione e che il nostro ospedale diventi il più grande ed il più bello della Asl ma se viviamo di speranza moriremo disperati. In mancanza di un ospedale accogliente abbiamo bisogno di un pronto soccorso dignitoso, della informatizzazione della rete assistenziale, di una telemedicina, della certezza di collegamenti sicuri e veloci con le strutture vicine, della disponibilità di posti letto nelle unità operative di destinazione, della possibilità di visite specialistiche nell'arco di 12 ore, della istituzione di laboratori specialistici (ecodoppler, ecocardiografia, ultrasonografia, tac, rmn), di un ambulatorio per la terapia del dolore, di un'assistenza ginecologica qualificata anche per lo studio della fertilità di coppia, della certezza di trovare specialisti esperti anche nelle ore notturne e nelle giornate festive. Forse non avremo un ospedale, ma se quelli vicini saranno adeguati a soddisfare le nostre esigenze, se la politica mette in atto ulteriori progetti, e se la medicina territoriale sarà adeguatamente organizzata non è detto che tutto sia perso».
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